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Novità dalla ricerca sulle terapie con cellule CAR-T per i tumori cerebrali

Negli ultimi anni, le terapie con cellule CAR-T hanno rivoluzionato il trattamento di alcuni tumori ematologici. L'attenzione della comunità scientifica si è ora rivolta all'applicazione di queste terapie innovative ai tumori solidi, in particolare ai tumori cerebrali aggressivi come il glioblastoma e il glioma diffuso della linea mediana. 

Le sfide dei tumori cerebrali

I tumori cerebrali rappresentano una delle sfide più ardue in oncologia. Il glioblastoma, ad esempio, è noto per la sua aggressività e resistenza alle terapie tradizionali, con una sopravvivenza media che raramente supera i 15 mesi dalla diagnosi. Analogamente, il glioma diffuso della linea mediana, che colpisce prevalentemente i bambini, presenta una prognosi infausta, con una sopravvivenza media di circa un anno. La difficoltà principale nel trattamento di questi tumori risiede nella loro localizzazione nel sistema nervoso centrale e nella presenza della barriera emato-encefalica, che limita l'efficacia di molti farmaci.

Terapie CAR-T: un nuovo approccio

Le terapie con cellule CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T-cell) consistono nel prelievo dei linfociti T del paziente, la loro modifica genetica per esprimere recettori specifici in grado di riconoscere antigeni presenti sulle cellule tumorali, e la successiva reinfusione nel paziente. Questo approccio ha mostrato risultati straordinari nei tumori del sangue, ma l'applicazione ai tumori solidi ha incontrato ostacoli significativi, tra cui la difficoltà delle cellule CAR-T di penetrare nel microambiente tumorale e la presenza di antigeni specifici sulle cellule tumorali.

Studi recenti e risultati promettenti

Nonostante le sfide, diversi studi recenti hanno evidenziato il potenziale delle terapie CAR-T contro i tumori cerebrali:

  • Studio dell'Università di Stanford: Un trial clinico ha coinvolto 13 pazienti pediatrici affetti da glioma diffuso della linea mediana. Le cellule CAR-T sono state ingegnerizzate per riconoscere l'antigene GD2, altamente espresso in questi tumori. Dei 11 pazienti trattati, nove hanno mostrato benefici significativi, con quattro casi di riduzione del volume tumorale superiore al 50% e una remissione completa in un paziente, mantenuta per oltre 30 mesi.
  • Studio presso l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma: Il team del professor Franco Locatelli sta conducendo ricerche sulle CAR-T dirette contro la molecola GD2 nel trattamento del neuroblastoma infantile, con l'obiettivo di estendere l'applicazione ai tumori cerebrali pediatrici. La nuova terapia CAR T per il neuroblastoma recidivo e/o refrattario si è dimostrata sicura ed efficace: al termine dello studio il team di ricercatori del Bambino Gesù ha osservato una risposta al trattamento nel 63% dei pazienti, metà dei quali in remissione completa di malattia.
  • Studio del City of Hope Research Institute: In uno studio clinico su 65 pazienti con glioblastoma, le cellule CAR-T sono state progettate per riconoscere l'antigene IL-13Rα2. L'infusione intracerebrale si è dimostrata sicura e ha portato a risposte promettenti in alcuni pazienti.

Sperimentazioni in corso

Numerose sperimentazioni cliniche sono attualmente in corso per valutare l'efficacia delle terapie CAR-T nei tumori cerebrali:

  • Ricerca dell'Università di Basilea: In studi preclinici su modelli murini, le cellule CAR-T sono state modificate per attaccare le cellule di glioblastoma e per produrre una molecola capace di modulare il microambiente tumorale, rendendolo meno favorevole alla crescita del tumore. I risultati hanno mostrato l'eliminazione completa del tumore nei topi trattati.
  • Sperimentazione dell'Università della Pennsylvania: Ricercatori stanno valutando l'uso di CAR-T che prendono di mira gli antigeni IL-13Rα2 e EGFR nei pazienti con glioblastoma, con risultati preliminari che indicano una possibile efficacia.
  • Studio presso l'Ospedale San Martino di Genova: I ricercatori stanno valutando l'utilizzo della PET cerebrale per individuare precocemente le tracce relative alle complicanze più frequenti e più gravi della terapia oncologica di frontiera CAR-T, la sindrome da rilascio di citochine e la neurotossicità CAR-T correlata.

Sfide e prospettive future

Nonostante i risultati incoraggianti, l'applicazione delle terapie CAR-T ai tumori cerebrali presenta ancora diverse sfide:

  • Penetrazione nel microambiente tumorale: Le CAR-T devono superare la barriera emato-encefalica e infiltrarsi efficacemente nel tessuto tumorale.
  • Selezione degli antigeni bersaglio: È cruciale identificare antigeni specifici espressi sulle cellule tumorali ma assenti nei tessuti sani per evitare effetti collaterali.
  • Gestione degli effetti collaterali: Le terapie CAR-T possono causare reazioni avverse significative, come la sindrome da rilascio di citochine. 

In conclusione, le terapie con cellule CAR-T rappresentano una frontiera promettente nella lotta contro i tumori cerebrali, offrendo nuove speranze per patologie fino a pochi anni fa considerate intrattabili. Sebbene la strada verso un'applicazione clinica diffusa sia ancora lunga e irta di ostacoli, i risultati delle sperimentazioni in corso dimostrano che l'ingegneria genetica ha il potenziale di rivoluzionare anche il trattamento dei tumori solidi cerebrali. 

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